Prima recensione dell’anno riferita all’ultimo giorno dell’anno, tutto ciò necessita di una premessa; raramente recensisco più volte il medesimo locale se non ne esiste la necessità o se non si tratta di una occasione particolare, in questo caso l’occasione è veramente particolare:
è la cena che ci porterà a festeggiare la fine del 2014 e l’inizio del 2015;
è la prima volta che chiudo/inizio l’anno in un ristorante in Italia;
due volte mi era capitato in passato, sempre all’estero, 31.12.1984 Budapest, Ristorante Opera ; 31.12.1987 Sana’a, Ristorante Golden Peacock, nel primo caso si brindò con spumante sovietico, nel secondo con royal crown cola!
Arriviamo con notevole anticipo sull’inizio della cena e ciò mi permetterà di godermi il locale vuoto, stasera è luminosissimo e fatine, troll, gnomi si mimetizzano con gli addobbi.
Dalla carta dei vini non scelgo nulla, mi rimetto all’esperienza dello chef/sommellier, e mi verrà servito un calice di franciacorta Montenisa della Cantina Antinori per gli antipasti, una Ribolla Gialla per i primi, un chianti Classico per i secondi, tutto azzeccato, peccato non ricordare le cantine di produzione.
E via che si parte:
Millefoglie al Camembert e pere su salsa di porri al cognac, delicatissimo l’accostamento formaggio/ frutta, più deciso l’impatto con la gustosissima salsa di porri;
lardo di colonnata su uovo in camicia e aceto balsamico tradizionale, piatto semplice ma d’effetto, personalmente ritengo che questo tipo di cottura, che non prevede grassi, rende all’uovo tutto il proprio sapore, l’accostamento con la fettina di lardo che si scioglie con il calore dell’uovo e le gocce di balsamico lo rendono veramente unico.
Risotto allo champagne e culatello profumato allo zafferano, quando gli ingredienti sono di alta qualità il riso, per fare la sua parte, deve essere cotto al dente ed essere mantecato a dovere, qui non si è sbagliato nulla, il culatello tritato in minuscoli pezzi, la delicatezza dello champagne (ma anche fosse stato un ottimo spumante italiano non ci sarebbe stata differenza), il sapore/profumo dello zafferano, le sensazioni sono ottime.
tagliatelle all’arancio con ragù d’ anatra, e qui potrei sbagliare perché non sono riuscito a capire se il gusto di arancio era intrinseco alla pasta o presente nel sugo, in ogni caso ne è venuto fuori un piatto “fuori ordinanza”, cottura al dente, non facile con oltre cinquanta coperti, pasta artigianale, non c’era una tagliatella uguale all’altra, doga alta, ragù stratosferico, né troppo deciso né troppo delicato.
Brevissima pausa dove ci è stato servito un provvidenziale Sorbetto al lime.
Ed arrivano i secondi, serviti nel medesimo piatto,
Brasato di chianina al Chianti con polenta bianca bramata, carne tenerissima, sicuramente una cottura lenta, un sughetto da standing ovation che ha permesso di valorizzare l’ottima e semplice polenta.
cotechino artigianale nostrano con lenticchie, qui invece occorre un distinguo importante, ormai non siamo più abituati al cotechino fatto in casa che ha un sapore ed una consistenza ben diversa da quelli precotti (di cui ne esistono di ottima qualità, ma il cui sapore è spesso anonimo e standardizzato e la consistenza un po’ “plasticogelatinosa”), ho notato infatti che molti commensali, con la scusa “non ci sta più niente” hanno lasciato qualche fettina nel piatto; da parte mia posso dire che ho mangiato le mie tre fette ed anche quelle della mia consorte, che il sapore era ottimo, un po’ sapido, e fin troppo magro per essere cotechino, splendide anche le lenticchie.
Siamo praticamente arrivati a mezzanotte, brindisi con spumante italiano di cui non ricordo nulla, se non che era di ottima qualità e che è stato stappato e versato al momento.
E qui parentesi che ho gradito moltissimo, si è presentato al nostro tavolo il patron Guido Martinelli con una bottiglia di Calvados per un brindisi “fuori dalle righe”, bel gesto!
Usciamo qualche minuto nel gelo di Montebabbio (-4°) per il rogo della vecchia e per uno splendido spettacolo pirotecnico fuori programma e rientriamo per il dolce.
mascarpone ai frutti di bosco, non troppo dolce, cremosissimo, quantità di frutti quasi esagerata, ribes, more, lamponi, mirtilli quasi una macedonia al mascarpone.
Caffè finale ed abbiamo fatto l’una.
Considerazione finale: menù “liffo” ed originale, porzioni esatte, tempistica precisa, servizio senza sbavature, personale sempre sorridente, gentile e professionale, se proprio vogliamo trovare il “pelo nell’uovo” i bagni sono a temperatura un po’ troppo bassa.
Chicca e giudizio finale: al previsto costo del cenone è stato aggiunto il solo costo del vino, nel mio caso, calice abbinato alle portate con vini di qualità superiore, ci si è assestati a 5 euro; cosa dire, più che imperdibile, oserei dire unico!
Imperdibile!!!
[PIPPI]
02/01/2015