Col telefonino la Elisa manda la sua foto con l’alloro in testa alla Giulia che, pure lei, molto distante dall’Italia, quel giorno lì ha un esame importante.
Meglio non entrare troppo nei dettagli per non disturbare la sensibilità gastronautica, perché una delle prove più “simpatiche” era quella di capire se la tua macchina, prima di salire, ha una bomba a bordo... un’altra era come comportarsi in caso di check point improvviso da parte di formazioni ribelli armate...
Per addolcire la pillola, dimenticare un po’ di angustie e per farci la bocca buona dopo gli eccellenti cichèti del pranzo, andiamo in cerca di una delle sei postazioni di Majer, un panettiere che a Venezia ha fatto strada ed ha aperto appunto sei negozi, con annesso forno. Lo troviamo a Dorsoduro, in una delle zone più “vere” di Venezia, cioè meno turistiche, vicino al grandissimo campo di S.Margherita, dove stanno a prendere il sole molti soggetti “da sbarco”... povera gente sdraiata per terra... o zingari finti felici che, vedendo l’Elisa con l’alloro in testa, ci corrono dietro con la fisarmonica per strimpellare note stonate pretendendo soldi (che io non ho dato, perché mi fanno incazzare... perché non hanno chiesto... hanno invaso e hanno preteso... )
Siamo sempre in undici ed occcupiamo quasi tutto il negozio, facendo fuggire una ragazza watussa (o masai? era una moretta molto alta... però la parlava venessiàn...) che si stava mangiando una pasta. Il negozio è semplice, niente di sfavillante, con parecchi pacchi di dolci secchi confezionati sotto il nome di Majer, anche di caffè.
Al banco ci sono due ragazze carine e gentili, che però credo provengano dall’est, sia per il loro accento, sia perché non sapevano spiaccicare una spiegazione sulla varia roba esposta, ed evidentemente non ci sono “zaletti” in Moldavia.
Ognuno prende la pasta che desidera... io un grande cannolo siciliano (tipico de Venessia... ), con ricotta e frutta candita, racchiuso nel suo biscotto. Ottimo, freschissimo. Gli altri scelgono tra le numerose altre paste a disposizione, e vedo che tutti introitano con piacere.
Poi caffè, cappuccino, the, succhi di frutta, anche solo acqua, ognuno prende qualcosa da bere, tranne il sottoscritto che va alla cassa e paga un totale di 18,40 euro.
Poco, molto poco per essere a Venezia.
Dolce chiusura di una bella giornata, che ricorderò, per mia figlia, per il cibo, per il clima mite, per lo splendore della città.
Ritorno alla base con i nostri pensieri... adesso comunque, conclusa la storia scolastica anche della seconda figlia, ne abbiamo uno in meno.
Consigliatissimo!!
[carolingio]
26/02/2012