ONLY THE BRAVES III
La tentacolare città felsinea
Il viaggio di ritorno in Emilia, pur più breve, non fu altrettanto liscio di quello di andata: prima di tutto le curve di montagna ci fecero perdere l'ospite di Kava, che avrebbe dovuto partecipare al pranzo ma dovette tornare a casa con lo stomaco in subbuglio, e poi incontrammo un certo traffico già dall'autostrada ma soprattutto nell'entrare a Bologna, a causa anche della partita; trovare posteggio, poi, si rivelò un vero problema, e fummo costretti a girare più volte per le stesse vie prima di riuscire a imbroccare l'ingresso a un garage sotterraneo. In questa circostanza ebbi modo di osservare qualcosa che ancora non conoscevo: il comportamento di barbe quando è arrabbiato; certe frequentazioni possono non farti mai conoscere importanti aspetti di una personalità , è facile quindi trovarsi del tutto impreparati quando all'improvviso si viene in contatto con essi. In particolare se non si conosce il modo di comportarsi di una persona in preda all'ira, la prima volta che si vede come si manifesta si è più intimoriti, proprio perché non se ne conoscono gli sviluppi e i limiti. Il ritardo accumulato e i giri a vuoto fecero salire in barbe una tensione controllata ma sul punto di esplodere, a uno come me, che quando si arrabbia fa molto schiamazzo di gesti e di parole ma mostra in sottotraccia quanto sia in realtà inoffensivo, parve molto pericoloso; in ogni caso non si arrivò alla paventata esplosione, e potemmo quindi riunirci a Kava in un accogliente tavolo d'angolo del Cantuccio.
Ultima fatica: vuotare il mare
“Domenica è solo pesce, si sta leggeri” aveva detto barbe, però chi è stato al Cantuccio sa che la serie degli antipasti che Salvatore propone mette a dura prova l'appetito di chiunque, quindi il fatto che la sera precedente avevo in sostanza saltato il pasto fu ciò che mi permise di gustarmi questo ultimo banchetto in compagnia. Pur tuttavia mi servii parcamente delle bruschettine con alici, pomodori e mozzarelline, e anche di scampi crudi: miravo a gustarmi meglio tutto ciò che sarebbe seguito, a partire dalla tartare di tonno con carciofi, in occasione della quale mi appropriai anche della porzione di verdura di barbe, lieto di potermi gustare quest'ortaggio ormai diventato così caro da farmi desistere quasi sempre dal comprarlo, quando faccio la mia spesa al mercato; anche di ostriche ne ebbi in soprannumero, perché alcuni vi rinunciarono, e pur non essendo io un fanatico del prezioso bivalve non mi tiro certo indietro di fronte alla possibilità di gustarne. Intanto la prima bottiglia di vino, un tranquillo e piacevole Isolia Principi di Butera, cominciò a trasferirsi nei nostri bicchieri. Gamberoni al vapore, calamari grigliati e seppioline ripiene andarono a raggiungere i precedenti antipasti in fondo ai nostri stomaci, mentre le chiacchiere fiorivano serene (e per quanto mi riguarda già un po' malinconiche per l'imminente fine di quel meraviglioso fine settimana) al di sopra del tavolo, cadenzate dal continuo arrivo di nuovi piatti: toccò infatti a cozze e ostriche cotte al pepe verde (menzione mia personale) allietare i nostri palati, in attesa dell'ormai famoso “sandwich” di spada e melanzane grigliati con pomodorini, ricotta grattugiata e buccia di melanzana fritta.
Il piatto seguente fu l'occasione per uno scambio di pareri con Salvatore, tornò infatti l'abbinata tra il tonno ai carciofi, solo che questa volta il tonno era passato alla piastra… non ricordo invece esattamente come si presentavano i carciofi, fatto sta che si discusse sul gioco delle consistenze con il tonno nelle diverse versioni. Ã? il momento giusto per spendere qualche parola su Salvatore: la sua gentilezza non è mai invasiva, la sua squisita cortesia è nel segno della discrezione, della parola detta con calma e a mezza voce, anche se veniva spesso a parlare con noi al tavolo non risultava mai invasivo e il suo sorriso aleggiava quasi schivo e timido sul volto. Quel giorno il suo sguardo fu quasi di ammirazione: vedeva in noi gli eroi della tavola, e più volte ci riferì la sua invidia per il nostro exploit, per questa impresa gastronomica di tre giorni. Fu più o meno a questo punto del pasto, ormai verso le tre del pomeriggio, che, avendo noi finito la prima bottiglia di vino andò a prenderci di sua iniziativa un Shà rjs Livio Felluga, uvaggio chardonnay e ribolla gialla, vino che rappresentò uno splendido accompagnamento per quanto ci restava da mangiare, e cioè, per quanto riguarda gli antipasti dei prelibati filetti di pesce san Pietro con patate, aglio e prezzemolo.
“Volete o no il primo- fu la domanda postaci mentre ci veniva versato il famoso beverone sgorga tutto a base di tisana e vodka- perché se no giro il forno al vapore e vi faccio un po' di crostacei”. Non avendo noi i problemi che angustiano il nostro amato boss, optammo per questa soluzione, eravamo tutti piuttosto provati, persino l'inaffondabile spingi, quindi non avremmo retto anche la pasta, ma nessuno al mondo ci avrebbe fatto rinunciare a spolpare qualche chela. E la scelta fu felice: assieme a un piattone di enormi scamponi, che per la verità mangiammo appena, ma era nei patti che quello che restava era per Salvatore, ci vedemmo comparire un intero astice a testa, e che astici! Grossi, pescati di fresco (è facile accorgersene, se gli astici hanno lasciato da troppo tempo il mare cominciano a dimagrire, e il carapace cominci ad andare loro “largo”) e sodi, pienamente rispettati nella loro natura dalla semplice cottura al vapore, una gran goduria, compreso il rito di spezzare che e tutte le zampette, e se posso lodarmi senza imbrodarmi troppo (e mangiando gli astici capita) con questa attività io riguadagnai parte dell'onore perso la sera prima. Utilizzammo abbondantemente gli sciacquadita.
Il dolce ci fu, perdonate se non lo ricordo, alla fin fine in un pasto del genere contava poco.
In conclusione di tutto
In conclusione del singolo pasto ci furono grappe pregiate e amari fortissimi, per concludere la recensione del locale devo parlare del conto, 40 euro a testa, chiaramente forfettari e di favore, Salvatore avrà coperto sì e no il costo della materia prima, e giustificare la mancanza del quinto cappello: mangiammo benissimo e in una splendida atmosfera, solo che essendo io molto pignolo segnalo che la cantina non è all'altezza della cucina, anche per varietà , che qualche esperimento fatto in certi antipasti indicano che c'è una volontà di andare anche oltre la presentazione di ottima materia prima in preparazioni semplici e tradizionali, e infine gli spazi esigui della sala ma soprattutto della cucina possono alle volte portare a qualche lievissimo disagio, sempre superato con garbo e professionalità ; insomma, qualcosa può migliorare, e Salvatore ha già dei progetti in cantiere.
In conclusione dell'impresa è giocoforza incoronare spingi “bravest of the braves”, ci ha stracciati tutti, non c'è che dire, dei tre che hanno fatto il percorso completo io arrivo ultimo.
In conclusione della giornata facemmo una passeggiata (comprensiva di visite in negozi deputati alla gastronomia ad alti livelli) per il centro medioevale di quella splendida città che è Bologna; dopodiché io fui accompagnato in stazione: il Frecciarossa per Milano era già al binario e partiva due minuti dopo il mio ingresso in stazione, ma furono sufficienti per fare il biglietto e salire in treno per un rapido ritorno a casa, con un po' di magone ma molto contento di come avevo speso il mio fine settimana.
Quello che non si conclude è il rapporto con GustaModena e con le meravigliose persone che mi ha fatto conoscere.
Consigliatissimo!!
[mizoguccini]
01/02/2010
Ma insomma, ce l'ho fatta.