Veloce veloce: una recensione rapida, proprio il contrario dei tempi che devi prenderti nel frequentare questo interessante agriturismo, un poco per i tempi del servizio che non sono “rapsodici” ma nemmeno da slow food ed un poco per la bella ambientazione che, a mio avviso, è quanto di più “agrituristico” possa esserci (debba esserci?) in piena “landa” padana.
Un vero archetipo: niente relais di charme, niente palazzotti fortificati, niente “antiche stalle” tracciate ormai, soltanto, dalle volte a botte e dalle spallette dello stallo, niente musei contadini alle pareti ma, unicamente, un bello stabile di antica fattura, riattato senza l'ausilio di architetti ponderosi e del loro staff di interior designer.
L'intervento, minimale nei contenuti, ha salvato l'idea che, una volta sparite le tavole imbandite (e le auto degli ospiti, ficcate un po' dovunque, vista la moltitudine di persone che la cucina riesce a mettere a tavola), il lavoro agreste potrebbe riprendere senza alcuna discontinuità; cosa che, peraltro, ci han garantito essere vera (amici locali, presumo disinteressati!).
Un menù fisso, che segue le stagioni e la disponibilità del campo.
In tavola, d'emblée, un bel cestino con gnocchini, strie e panini di casa.
Molti antipasti, tra i quali mi hanno impressionato, per sapore e profumi, una frittatina agli asparagi e una preparazione sottolio a base di piccoli pomodori ciliegini appassiti al forno e messi in conserva con aglio, olio e peperoncino. Estremamente semplice, di un gusto deciso ma assolutamente gradevole, seppure non indicata per una cena “galante”.
Piccoli pezzi di gnocco fritto, più che gradevole, accompagnano alcune fette di salame, pezzi di mortadella e un buon pecorino.
Altre cose, come l'erbazzone e il tortello fritto, mi hanno convinto meno.
I primi piatti son stati, nel nostro caso, delle crespelle alla ricotta e funghi che hanno ecceduto in “cedevolezza”: forse occorreva un poco più di parmigiano per migliorarne la consistenza, anche a rischio di coprire il sapore della ricotta.
La soluzione poteva essere una ricotta con una maggiore “personalità”, magari di pecora (forse, chissà, boh!)
Le lasagne alle verdure (ieri prevaleva il sapore dei primi asparagi e si intravedevano, per contrasto tra l'arancione ed il verde di fondo, piccoli pezzetti di carota…) sono addirittura fantastiche, in my opinion, of course!
Mi auguro non sia una fortunata casualità: il piatto che da solo vale l'esperienza!
A seguire un brasato di vitello: filetto al lambrusco, al mé pérs ma han soun brisa sicour (scusate la apertura delle vocali da “bassa modenese”: è da lì che vengo), che ha rafforzato il piacere del pasto.
Poi coniglio al forno che mi è piaciuto molto, nonostante abbia dovuto concordare con la mia metà che il suo sia senz'altro più buono.
Visto che Lei non legge GM, posso confidarvi che è un bel duello!
Una tartella alla crema e fragole ed alcuni pezzetti di torte, - migliori quelle al limone e “simil Barozzi” -, hanno concluso la parte solida del pranzo.
Caffè e liquori, se gradite!
In 4 abbiamo allungato il pasto con 3 bottiglie d'acqua e una sola bottiglia di lambrusco della casa, al limite dell'astinenza (mia figlia e mia moglie).
Il conto: 35 euro pro capite, che tali sarebbero rimaste anche se avessimo raddoppiato il consumo di vino e ci fossimo permessi qualche bis.
Bis del tutto improponibili, se non a rischio di uno “s'ciupoun”.
Quanto mi è piaciuto? Molto: la cucina è da 3,5 cappelli (e, nella mia metrica, arrivare a consigliare l'esperienza ad altri è una responsabilità che deve trovare giustificazioni forti). Ma vado oltre: per l'assoluta corrispondenza tra ciò che ho trovato e la mia idea di agriturismo, chilometri "zero" in cucina e ambiente assolutamente "tra le righe", e per l'eccellenza di un paio di piatti, dovendo arrotondare, faccio lo sfacciato ed arrivo a 4 cappelli, perchè non si vive di solo pane (amore e fantasia?)
Fuori, intanto, in alcuni piccoli recinti, continuano la loro pigra sopravvivenza (ma sino a quando?) un pony, alcune caprette, un coniglietto, gallo e galline (e puoi spiegare ai nipoti il concetto di harem, mentre la “nonna” ti da dello scemo), una coppia di papere ed un numero imprecisato di cani che si lanciano segnali di canizza - e che altro, sennò!-, con rituale insistenza.
Se la giornata lo permette, i pargoli delle tribù cittadine ne potranno trarre giovamento, sostituendo, almeno per un paio d'ore, le riffe elettroniche con l'osservazione dell'inconsueto.
Per concludere: “veloce veloce”, per fortuna non ho giurato!
Consigliatissimo!!
[golosona]
19/04/2010