Melara, prima di una cena d'agosto, mi sembra un paese un po' triste, all'incrocio tra Veneto, Emilia e Lombardia... terreni sterminati, pieni di fossi, in tutte le direzioni... sembra che non sappia da che parte andare... ma è solo una sensazione superficiale.
Manca il cartello segnaletico sulla strada da dove arriviamo noi, in mezzo alle poche case sparse tra i campi di granturco, nessuno in giro... finalmente vedo una signora in bici e le chiedo dove dobbiamo andare per Melara. Questa ci guarda stranìta e ci dice: “Qui, siamo a Melara...”
La Festa della Zucca segue un po' il copione e poi ha un'impennata. Molto declamata su siti vari, alla fine è un grande capannone di tela bianca con tavoloni e panche di legno. Lì vicino, sei-sette piccoli gazebo dove sono esposti prodotti locali, il più interessante di questi contiene zucche di varie dimensioni, tipologie e forme. Vedo persino un gazebo con i pannelli fotovoltaici... ma la cosa non m'ispira lo stesso, perché sul retro c'è il palco dove, nel vuoto generale, si sta preparando un gruppo musicale dell'unica musica, forse, che fatico a sopportare o che canticchio proprio quando sono disperato: il liscio.
Una collega di mia moglie ci aveva consigliato di arrivare presto per mangiare decentemente senza aspettare, anche in considerazione dei km. da fare al ritorno, per un'altra ora e mezza, quasi, di macchina.
La solitudine, infatti, cessa quasi subito con l'arrivo di alcuni pullman pieni di gente, e quindi, dopo un po' di attesa a girovagare, andato buco per un malinteso l'appuntamento con lo Zio e Alleboss, pensiamo sia meglio metterci in coda alla distribuzione dei cibi.
Tortelli di zucca al salamèl per me, seguo il consiglio del Bicio, e tortelli di zucca al burro e salvia per la Marta. Mezzo litro di Lambrusco proveniente da “Modena” (non meglio identificato) che ci viene illustrato come il più genuino dei vini proposti.
Ahinoi... i tortelli erano duri come il cemento, non solo delle giunture della pasta, come qualche volta avviene, ma proprio tutti, nella loro interezza. Il sapore era buono, quelli con il salamèl in particolare sarebbero stati gustosi, ma ho ragione di ritenere che, in vista del grande afflusso, le cuoche abbiano tirato fuori dall'acqua i tortelli troppo presto, per evitare che quelli arrivati dopo li mangiassero scotti. Probabilmente, le persone giunte successivamente li hanno mangiati un po' meglio.
Tentiamo quindi il piatto del Duca. Ne prendiamo uno, per evitare sorprese, e facciamo bene...
Si tratta di zucca fritta, nella dicitura, con grana e aceto balsamico, accompagnati da due fette di “pan dolce”. In realtà, l'impressione è che del fritto... neanche l'ombra... le fette sottili di zucca parevano cotte al forno, quasi confites... il grana normale, buono, niente di chè… l'aceto balsamico non particolarmente stagionato... il pan dolce evidentemente tagliato qualche ora prima... un po' secco...
Il Lambrusco, per quel che me ne intendo io, buonino, bevibile, un po' troppo freddo per una serata non all'insegna del calore...
Il costo totale è di 21,50 euro. Molto onesto, anche se in altre sagre, come qualità di cibo e di cucina, a parità di costo si trova di meglio.
La coda intanto si allunga a dismisura... la gente sbuca da tutte le parti, a folate, a frotte... ci vorrà non poco per gli ultimi arrivati, prima di cominciar a mangiare...
Fatto presto il conto con la calcolatrice mentale ed esaurita in breve la visita ai pochi gazebo, visto e considerato la strada che abbiamo da fare, pensiamo sia il caso di battere in ritirata.
Il giudizio finale è frutto di un piccolo slancio di generosità. Consigliarlo, proprio non me la sento, almeno per chi deve farsi 140 km. tra andata e ritorno.
Usciti in un attimo dalla confusione, ci riaccompagnano verso casa, in un crepuscolo deserto, velatamente colorate d'arancio, le vuote strade grigie della bassa sconfinata.
Buono
[golosona]
22/08/2010